Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi. Maurizio de Giovanni


La domenica sotto la pioggia è tutta un’altra cosa.
Ti mette di fronte a quello che non pensavi, a quello che non avresti mai voluto…..La domenica sotto la pioggia chiude le porte…


Il commissario Ricciardi è protagonista indiscusso della scena criminale della Napoli degli anni Trenta, capace di risolvere ogni caso con tali abilità e precisione da sconcertare colleghi e istituzioni. Ma questa sua capacità si dice sia innaturale, dettata addirittura dal demonio. E piace a pochi. Perché Ricciardi vede i morti e ne coglie l'ultimo pensiero, interrotto a metà da una morte violenta. Un'abilità divinatoria, quasi magica. Eppure a volte neanche questi mezzi sembrano bastare di fronte al mistero di certi crimini. È iniziato un autunno piovoso, Napoli è sotto una coltre di nuvole e nebbia. Nella settimana dei Morti viene trovato il cadavere di un bambino. Si chiama Matteo, Tettè per tutti. Uno dei tanti scugnizzi che vivono di espedienti nei vicoli della città. A prima vista, sembra morto di stenti, ma presto si scoprirà che forse la morte è stata causata da altro. Ricciardi indaga, ma le condizioni non sono facili. Le autorità fermano ogni tipo di inchiesta perché sta per arrivare in città Benito Mussolini. Al commissario toccherà indagare in modo clandestino, e soprattutto senza poter contare su alcuno dei suoi indizi perché sul luogo del delitto stavolta non vede né sente niente. A questo punto un interrogativo: ha esaurito il suo dono, la sua condanna, oppure il bambino non è stato ucciso lì?

L'ultimo della serie. Un vero e proprio pugno allo stomaco.
Ho tentennato molto prima di cominciarlo. Non volevo lasciare il commissario Ricciardi. Finire il libro significava abbandonare "un amico".
Ma appena iniziato non sono riuscita a trattenermi e mi sono catapultata di nuovo nella mia città, questa volta bagnata dalla pioggia autunnale.
Dopo la ricchezza e l'opulenza descritte nel romanzo precedente, qui l'autore ci mostra la povertà assoluta della Napoli fascista, raccontandoci la vita dei piccoli scugnizzi costretti a vivere di espedienti e spesso a rubare per sfamarsi. Tettè è uno di loro, un ragazzo di strada, orfano che vive presso in uno spazio angusto insieme ad altri ragazzini messo a disposizione da un parroco più incline all'avidità che alla carità cristiana!
Tettè ha un solo amico, un cane randagio.

Una piovosa mattina, il piccino viene trovato senza vita e a tutti la sua morte appare subito un incidente. Dall'autopsia risulta che il bambino è morto avvelenato da un boccone per animali.
Tutti sono convinti che la fame gli abbia giocato un brutto scherzo.
Ma non il commissario Ricciardi. Per la prima volta in vista sua, il Fatto non lo aiuta nelle indagini. Per la prima volta non vede il fantasma del bambino durante i suoi ultimi attimi di vita. Questa cosa lo insospettisce molto e per seguire indisturbato le indagini, per la prima volta in vita sua prende dei giorni di ferie.

Fino alle ultime pagine De Giovanni ci tiene davvero in sospeso con un pathos che non abbandona mai la trama. Ci fa brancolare nel buio estremo, poi ci indica una luce, ma al bivio scappa via abbandonandoci senza bussola.

Per me è stato il romanzo delle lacrime. Forse perchè la morte di un bambino suscita emozioni molto forti. E in questi periodo io sono molto suscettibile all'argomento.
O forse perchè è l’episodio in cui più il commissario si trova a fare i conti con se stesso. E con lui anche il lettore.

Il finale è sconvolgente. Ma lascia uno spiraglio al lettore che sa che non può finire così.
Ora non mi resta che aspettare la pubblicazione del prossimo romanzo. Dovrebbe essere davvero a giorni. E già il titolo è intrigante: "In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi."
Potete trovare la mia recensione anche su ZeBuk.


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