Splendore di Margaret Mazzantini
"Non smettere di cercare il tuo sogno"
Il libro è stata una sorpresa di mio marito. Avevo appena letto di questo ultimo romanzo della Mazzantini e lui un sabato è tornato con il libro fra le mani. Sapeva che l'avrei comprato. "A scatola chiusa", come tutti i libri della Mazzantini. Li ho tutti. Li ho letti tutti. Mi sono innamorata di Timoteo di "Non ti muovere". E ho sofferto con Gemma di "Venuto al mondo".
"Avremo mai il coraggio di essere noi stessi?" si chiedono i protagonisti di questo romanzo. Due ragazzi, due uomini, due destini. Uno eclettico e inquieto, l'altro sofferto e carnale. Una identità frammentata da ricomporre, come le tessere di un mosaico lanciato nel vuoto. Un legame assoluto che s'impone, violento e creativo, insieme al sollevarsi della propria natura. Un filo d'acciaio teso sul precipizio di una intera esistenza. I due protagonisti si allontanano, crescono geograficamente distanti, stabiliscono nuovi legami, ma il bisogno dell'altro resiste in quel primitivo abbandono che li riporta a se stessi. Nel luogo dove hanno imparato l'amore. Un luogo fragile e virile, tragico come il rifiuto, ambizioso come il desiderio. L'iniziazione sentimentale di Guido e Costantino attraversa le stagioni della vita l'infanzia, l'adolescenza, il ratto dell'età adulta. Mettono a repentaglio tutto, ogni altro affetto, ogni sicurezza conquistata, la stessa incolumità personale. Ogni fase della vita rende più struggente la nostalgia per l'età dello splendore che i due protagonisti, guerrieri con la lancia spezzata, attraversano insieme. Un romanzo che cambia forma come cambia forma l'amore, un viaggio attraverso i molti modi della letteratura, un caleidoscopio di suggestioni che attraversa l'archeologia e la contemporaneità. E alla fine sappiamo che ognuno di noi può essere soltanto quello che è. E che il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità".
Guido e Costantino sono i protagonisti di questa storia ambientata a Roma negli anni Settanta.
Abitano nello stesso condominio: il primo è figlio di una buona famiglia borghese, vive al quarto piano, adora la madre, ma è costretto a vivere con balie di ogni paese, che si alternano in casa sua; il secondo è il figlio del portiere dello stabile, vive nel seminterrato, avvolto nel suo tanfo di cavolo e fumo. Crescono insieme, "diventano uomini insieme". Poi la vita li divide e crescono in città e ambienti diversi. Ma il loro legame è troppo forte e c'è un continuo cercarsi, prendersi e lasciarsi.
Abitano nello stesso condominio: il primo è figlio di una buona famiglia borghese, vive al quarto piano, adora la madre, ma è costretto a vivere con balie di ogni paese, che si alternano in casa sua; il secondo è il figlio del portiere dello stabile, vive nel seminterrato, avvolto nel suo tanfo di cavolo e fumo. Crescono insieme, "diventano uomini insieme". Poi la vita li divide e crescono in città e ambienti diversi. Ma il loro legame è troppo forte e c'è un continuo cercarsi, prendersi e lasciarsi.
Il romanzo è scritto in prima persona: è Guido che parla e racconta la sua storia, il suo punto di vista.
Il tema è molto delicato. La scrittrice come in ogni suo romanzo ha saputo cogliere le sfumature di un sentimento forte come l'amore, in questo caso fra due uomini. O almeno questo è quello che credevo.
Fino a metà del romanzo ho pensato a quanto fosse stata brava la Mazzantini a trattare un tema così forte e importante. A far passare il messaggio che anche l'amore tra due uomini può essere puro e vero. Però poi... il finale mi ha deluso. Perchè? Perchè quel finale?
Non capisco... il punto principale del romanzo, il messaggio non era un altro? Costantino è un uomo che non si accetta, che non vuole accettare ed ammettere le proprie emozioni. Non mi è sembrato un uomo traumatizzato da un abuso, che è in cerca di una "cura". Forse mi sbaglio e non ho capito nulla.
Nel finale, la rivelazione di Costantino nella comune mi sembra proprio una forzatura, forse scritta in virtù di una futura rappresentazione cinematografica.
Fosse stato per me avrei tagliato tutta la parte finale, il ritorno in Italia di Guido, il viaggio in moto, la comune, la fine.
Mi ha lasciato davvero l'amaro in bocca.
Il tema è molto delicato. La scrittrice come in ogni suo romanzo ha saputo cogliere le sfumature di un sentimento forte come l'amore, in questo caso fra due uomini. O almeno questo è quello che credevo.
Fino a metà del romanzo ho pensato a quanto fosse stata brava la Mazzantini a trattare un tema così forte e importante. A far passare il messaggio che anche l'amore tra due uomini può essere puro e vero. Però poi... il finale mi ha deluso. Perchè? Perchè quel finale?
Non capisco... il punto principale del romanzo, il messaggio non era un altro? Costantino è un uomo che non si accetta, che non vuole accettare ed ammettere le proprie emozioni. Non mi è sembrato un uomo traumatizzato da un abuso, che è in cerca di una "cura". Forse mi sbaglio e non ho capito nulla.
Nel finale, la rivelazione di Costantino nella comune mi sembra proprio una forzatura, forse scritta in virtù di una futura rappresentazione cinematografica.
Fosse stato per me avrei tagliato tutta la parte finale, il ritorno in Italia di Guido, il viaggio in moto, la comune, la fine.
Mi ha lasciato davvero l'amaro in bocca.
E poi la scrittura complessa, quasi "barocca" della Mazzantini, ricca di iperboli e grandi volute, questa volta mi è risultata davvero fastidiosa. L'ho trovato un romanzo ridondante e pieno di parole.
Però la Mazzantini è così, questo è il suo stile inconfondibile.
E le sue storie sono forti, ti entrano dentro e non puoi smettere di leggere, fino alla fine.
Però la Mazzantini è così, questo è il suo stile inconfondibile.
E le sue storie sono forti, ti entrano dentro e non puoi smettere di leggere, fino alla fine.
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