Vivi quanto puoi

foto tratta liberamente dal web



Vivi quanto puoi, Diego. Celebra il miracolo di tutto ciò che è esistito, anche solo per un secondo. Non c’è nulla di insignificante, nulla che non meriti di essere considerato. I genocidi, le pandemie, le rivoluzioni, le guerre; e l’olio bruciato in una padella, il menù del giorno scritto con il gesso verde sulla porta di un bar, la fetta d’arancia che una donna spinge con l’unghia dentro la sua bevanda rosata. Fai l’amore, piangi, disperati e trova altre speranze, ti ammalerai e guarirai, comprenderai alcune cose mentre altre continueranno a essere un mistero. Avrai affanni grandi e piccoli, come le tue sconfitte e le tue vittorie. Tutto se ne andrà, figlio mio, ma noi saremo ancora qui in un modo o nell’altro: il mendicante che dorme nella cabina di un bancomat, la professoressa che piange nel bagno della scuola, il viaggiatore distratto sul sedile del vagone, il cameriere che conta le mance, l’assassino che affila i denti, il soldato che torna a casa, gli amanti con i loro sensi di colpa. L’uomo con gli occhiali da sole, gli stivaletti e il giubbotto di pelle e il bambino che lo ascolta con ammirazione, anche senza capirlo. Ti ho sempre amato. Non ho mai saputo amarti.

"Il figlio del padre" di Víctor del Árbol

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