Letture di settembre


1) Alleria di Marina Manco 4/5

2) Accabadora di Michela Murgia 5/5

3) Omicidio a Mizumoto Park. La prima indagine della detective Himekawa della polizia di Tokyo (Reiko Himekawa, #1) di Tetsuya Honda 3/5

4) Uvaspina di Monica Acito 5/5

5) La lista di Lisette di Susan Vreeland 3/5


Alleria

In un post di Instagram avevo visto una foto con una serie di libri dedicati a Napoli.
Di questo mi aveva particolarmente colpito il titolo. Per chi non lo sapesse "Alleria" è il titolo di una canzone del grande Pino Daniele che fa parte dell'album del "Nero a metà "del 1980.
E' una bella saga familiare: grazie al ritrovamento di una vecchia bambola e ad alcuni scritti risalenti a un passato ormai lontano, Armanda detta Madda decide di approfondire la storia della nonna Anna, donna forte e determinata, vero e proprio pilastro della famiglia.
Il racconto è la storia intensa della famiglia che attraversa un secolo di storia italiana: affronta le guerre e le sue difficoltà, ma vive anche la rinascita del dopoguerra.
Nel mezzo c'è Napoli, con i suoi colori, il suo folklore, il dialetto, le scaramanzie, le credenze e le sue la tradizioni. Un ottimo esordio per questa scrittrice.  

Accabadora

Presa dall'emozione per la prematura scomparsa della Murgia ho iniziato, con la mia amica di letture, questo romanzo, che avevo lì da un po' ma non avevo mai iniziato. E' una storia bellissima: c'è il delicato rapporto madre-figlia, figlia che si trova ad avere due madri; c'è la scoperta di una bellissima terra, ricca di tradizioni: la Sardegna, patria della scrittrice; c'è la vita; c'è la morte; c'è il peso delle cose, dei gesti e delle parole. 
Mi ha colpito anche per la delicatezza con cui tratta un tema importantissimo quale l'eutanasia e il fine-vita. Tema a me molto caro.
Libro che consiglio a tutti. Non solo per dire "ho letto anche io un libro della Murgia", ma soprattutto per immergersi in una storia che ti resterà dentro a lungo!


Omicidio a Mizumoto park

La storia di per sé non è brutta: un serial killer tortura e uccide le sue vittime per poi sbarazzarsi dei corpi nel parco di Mizumoto, a Tokyo. Ma ... perchè c'è un MA grosso come un grattacielo!!! Il racconto è schematico, freddo. Non sono riuscita a provare alcun sentimento neanche in situazioni che, avrebbero dovuto essere coinvolgenti a livello emotivo. I dialoghi sembrano finti, privi di spontaneità. Il Giappone è un paese che mi affascina tanto, questo oramai lo sanno anche i sassi, ma qui, in tutto il romanzo non c'è una che sia UNA descrizione di Tokyo, solo un elenco di strade o quartieri che dimentichi due righe sotto! Quasi alla fine un piccolo cambio di scena ... il racconto diventa un po' più intrigante e interessante. Ma siamo alla fine però! Conclusione: per me è un NO!


Uvaspina

Nella foto di Instagram di libri dedicati a Napoli c'era anche Uvaspina.
Storia coinvolgente che ti tiene attaccata al libro fino a che gli occhi non ti si chiudono dal sonno, per me che leggo soprattutto e tanto la sera.
Uvaspina è il protagonista. È nato con una voglia sotto l’occhio sinistro, piccola e scura proprio come u chicco di uva spina. Si è abituato ad essere chiamato così. Ma lui si abitua subito a tutto: a suo padre, il notaio Pasquale Riccio, che si vergogna di lui perchè è "un femminiello" come dicono a Napoli; alla Spaiata, sua madre, che ha "incastrato" il marito e ora non riesce ad accettare il tempo che passa; si è abituato a sua sorella Minuccia, con la quale c'è una rapporto di amore-odio. Bellissima l'immagine che Uvaspina dà della sorella: la paragona ad uno "strummolo" antico gioco dei bimbi napoletani, una specie di  trottola solitamente di legno, terminante in un chiodo di metallo con una funicella usata per lanciarlo. Si è abituato agli amici che lo deridono, lo prendono in giro e lo isolano. 
Quando tutto gli sembra nero, però incontra il pescatore Antonio, dagli occhi di due colori diversi, che "lo rimetterà al mondo".
Sullo sfondo Napoli, con i suoi vicoli e le sue bellezze: il mare, Palazzo Donn'Anna, Procida.
Un libro pieno d'amore, un libro che mi ha preso e riportato "a casa mia", un libro che volevo finisse mai, un personaggio che mi è entrato nel cuore.  


La lista di Lisette

Se Uvaspina non volevo finirlo, questa invece non vedevo l'ora che finisse!!!
E' un libro lento, ripetitivo. La storia sarebbe di per sé anche interessante: un bel racconto di arte, storia e sentimento. Ma il periodo storico, la seconda guerra mondiale, è raccontato solo "di passaggio"; l'arte al contrario è un susseguirsi di descrizioni fin troppo dettagliate di quadri, alcune anche inventate (!!). Resta il sentimento, si, ma anche quello tirato per le lunghe. Inutile dire che non mi è piaciuto. Gli avrei dato 5...se fosse stato lungo la metà. Eppure ho letto ovunque della bravura di Susan Vreeland. Forse questo non è il suo libro migliore, ma non so se darle una seconda occasione.


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